Simcha
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Ristorante "Ruth's"
Un vero ristorante ebraico, un ragazzo che in cucina sta controllando il cibo kosher in un grande frigorifero, alla lavagna un menu' casalingo semplice e delizioso. Sugli scaffali di un vecchio armadio in legno tanti libri che nei periodi più restrittivi del coronavirus dovevano venire isolati e distanziati da possibili contatti umani o nella peggiore delle ipotesi, qualcuno diceva, addirittura eliminati.

Quando Simcha inizia a raccontare la sua storia a me sembra proprio che nel riordinare sottovoce i suoi ricordi lui sia come alle prese con il grande armadio della sua memoria.

Simcha è stato in questo posto per più della metà della mia vita.

Nelle fotografie appese sulla parete lo vedo ancora con i capelli neri e le ciocche laterali, in un altro scatto con la barba bianca e poi in una piazza di Praga in versione burattinaio con Pinocchio, insieme ad altri artisti; appesi sul muro i disegni a matita a mano libera e sugli scaffali una bottiglia di acquavite; sono foto che parlano così fedelmente della meravigliosa vita di questa persona che avrei potuto limitarmi a guardarle per ricostruire in maniera iconica i suoi momenti più importanti. Ma proprio quando ho staccato il mio sguardo dalle foto per ascoltare direttamente dalla viva voce di Simcha i suoi racconti, mi sono reso conto che la memoria del mio registratore si stava esaurendo.

Proverò allora a raccontarvi brevemente cosa ricordo di quel che Simcha mi ha detto: ricordi di ricordi che affiorano e sbocciano dall'armadio dei ricordi di Simcha.
Prima di trasferirsi a Firenze, Simcha ha vissuto in un luogo che si chiamava Cecoslovacchia. Era un membro attivo dell'organizzazione antigovernativa Charta 77, guidata da Vaclav Havel. Il governo, attraverso il suo apparato militare e la polizia, ha perseguitato il movimento solo perché chiedeva di rispettare le leggi sulla libertà enunciate nel 1975 alla Conferenza di Helsinki.
Libertà di parola, libertà di stampa… Chi ne parlava in pubblico era soggetto a tutti i tipi di persecuzione, repressione e pressione psicologica. In tutte le questioni riguardanti il sistema statale ed il potere governativo non era consentita l'esistenza del pluralismo. Molti sono stati condannati ed incarcerati e così Simcha ha preso la decisione di lasciare il paese.

Con l'aiuto di una sua vecchia amica italiana è riuscito a lasciare il paese nel giro di un anno. Si è sposato con lei ed è arrivato subito a Firenze. La moglie in quel periodo lavorava come cuoca macrobiotica in un castell fuori Firenze. All'inizio c'è stato qualche problema a trovare un alloggio, ma per fortuna Simcha e la moglie hanno avuto la possibilità di vivere in una ala della grande dimora in cui lavoravano.
In Cecoslovacchia, Simcha si guadagnava da vivere con il teatro, organizzando spettacoli di burattini nelle piazze. Ha collaborato con famosi artisti italiani, americani…i cui nomi sono in fondo nel grande archivio della memoria…
Dopo che sua sorella si è trasferita a Gerusalemme, Simcha è diventato molto religioso. Quando si guadagnava da vivere a Praga come attore di teatro, ha certamente osservato sempre lo Shabbat, non partecipando agli spettacoli del venerdì sera e del sabato.
Arrivato qui a Firenze ha trovato lavoro da Ruth's. All'inizio il suo compito era quello di controllare i prodotti kosher, poi è stato nominato manager ed è così che oggi Simcha è il punto di riferimento e la guida di questo posto unico e così invitante.

Accogliente, sorridente, pensieroso, silenzioso e loquace, loquace e silenzioso: ecco, questo è Simcha.
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